Intervista libera
Cara Francesca, ti scrivo questa lettera a distanza di dieci giorni. Il nostro incontro è stata una vera gioia!
Tua zia, mia ex-collega di lavoro, mi aveva contattata per telefono qualche settimana fa, dopo diversi mesi che non ci sentivamo. Mi ha parlato di te, di questa tua proposta di raccogliere informazioni a mo’ di intervista su alcune donne consacrate con l’obiettivo di pubblicarle perché la gente sappia che cosa muove una donna a consacrarsi. Ti dirò: la proposta mi ha incuriosito parecchio e, senza aver ben chiaro a che cosa mi avrebbe portata una cosa del genere, mi son fidata. Mi son detta: “Beh, non mi costa niente incontrare questa giovane. Poi ascoltandola, capirò se è il caso parlare di me o meno”.
Abbiamo fissato l’appuntamento il pomeriggio di una domenica.
Mi hai spiegato cosa ti muoveva: raccogliere storie di vita di donne consacrate e cosa le accomuna per poi produrre dei podcast. Era tutto nuovo anche per te, perciò insieme abbiamo provato a capire come fare. Con un piccolo registratore, abbiamo fatto delle prove e poi, a braccio libero, ho iniziato a parlare della mia storia, partendo dalla mia infanzia fino a quei momenti in cui ho riconosciuto la presenza del Signore nella mia vita. Ogni tanto mi fermavo nella narrazione per fare memoria. Non mi era semplice ed immediato parlare di me a ruota libera.
Ma ad un certo punto, le cose sono cambiate. Tu sei entrata nel mio dialogo con delle domande. Le ricordo ancora: “Ma secondo te, ogni uomo è chiamato ad incontrarsi con Dio prima o poi? Perché dici che la morte di Davide è stata punto di svolta della tua vita: come può essere? Come vivi la tua castità, povertà ed obbedienza e perché dici che è di ogni cristiano viverle?”. Non vado a descrivere le risposte. Voglio solo ripercorrere con la mente quegli attimi vissuti in casa tua senza mai essersi viste e conosciute. È stato un entrare nuovamente nella mia storia assieme a te e al buon Dio. Queste occasioni di andare a ripescare il senso profondo che Gesù Cristo ha scritto con e per me fanno bene: ricaricano il cuore di gioia, di quel senso che solo il Signore può dare. Essere provocata da te a guardarmi dentro, cara Francesca, mi ha permesso di cercare le parole per descrivere come vivo la relazione con il Signore in questo tempo. E ti assicuro: questo è una grande grazia.
Concludo con una delle tue domande: “Ma secondo te, si può essere felici senza Dio?”. “Provaci!!! Secondo me, non è possibile!”.
Cara Francesca, nei tuoi occhi e nella tua voce ho visto e sentito desiderio di senso e di esperienza di Dio. Sappi: è già dentro di te.