SANTO STEFANO At 6,8-10.12;7,54-60
Un Natale in terra e uno in cielo
Ieri ci siamo fatti gli auguri. Di un buon Natale. Oggi siamo già di fronte ad una morte. Truculenta come quella di Gesù. Quasi un anticipo della morte di Gesù. Solo che è di un suo amico, un diacono che è stato eletto per servire le mense dei poveri e per la carità. Si parla poco dei diaconi. Sono uomini sposati o celibi che danno la loro vita. Per la comunità. Per il vangelo. La Chiesa è attenta che qualcuno sappia ascoltare la voce del Signore per verificare se è stato chiamato da Lui. E diventare diaconi è diventare servi. Del Signore. Le nostre comunità hanno bisogno di diaconi sia da un punto di vista ministeriale, di servizio, sia da un punto di vista teologico. Mi spiego. Dio chiama. Chiama a nascere. Ma chiama anche a morire. Non morire come conclusione della vita, ma come modo di vivere la vita. Per cosa sei disposto a morire nella tua vita? Cosa è più grande della tua vita? Per chi vivi, per chi sei disposto anche a morire? Il racconto degli Atti degli Apostoli e il Vangelo di oggi ci dicono proprio questo. Si nasce come ieri. Natale. Ma che serve nascere se non hai qualcosa di grande per cui vivere tanto da dare la vita? Non a caso quando nella nostra fede si parla di morte, la si presenta, per i santi, come la nascita al cielo. Noi dei santi ricordiamo non il giorno del loro natale, ma della loro morte. Il giorno del SENSO DELLA LORO VITA COMPIUTO. Conosciamo certe mamme che sono morte per i loro figli: qui in diocesi di Padova abbiamo Maria Cristina Cella Mocellin di Cinesello Balsamo ma che ha vissuto ed è morta qui nel vicentino a Carpanè. Per la nascita del suo figlio, lei ha dato la vita smettendo di curare un carcinoma che aveva. Santo Stefano ci parla di un diaconato teologico di cui i diaconi sono segno (sacramento) nelle nostre comunità. Ecco: mi fermo qui. Una nascita ieri e una nascita oggi. Si nasce alla vita per nascere al SENSO DELLA VITA. Tanto da saperla donare la vita per questo senso. La morte di Stefano ha a che fare con l’annuncio della verità. Quando ci si espone, si potrebbe essere lapidati. In tutti i secoli è stato così. Per questo tante volte non vogliamo esporci! Ma Stefano diacono è proprio questo: la verità va detta anche se ne sto rimettendo la vita. Gesù muore perché si dice Figlio di Dio. Stefano perché dice che Gesù è il Figlio di Dio. Non sono finite le pietre neppure per noi se parliamo di Gesù. Ma Gesù è il senso della nostra vita e quindi della nostra morte? O perché e per chi sto vivendo se lui non è il mio senso?
Ancora Buon Natale. Questa volta, nella prospettiva… del donare la vita.












