Lectio Biblica e i frutti della Parola - Gennaio - Maggio 2012
di Tania Ceretta
"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena". (Gv 15, 7-11)
Sono queste le prime parole che mi vengono in mente se penso all'esperienza della "Lectio Biblica e frutti della Preghiera". Perché la Parola non è feconda se non porta frutto e per portarlo deve essere ascoltata, pregata, interrogata.
Banale, ma vero; facile a dirsi, un po' meno a farsi.
Questo tempo di ascolto e approfondimento della Prima Lettera ai Tessalonicesi è stato un tempo fecondo per molti motivi.
Perché tempo donato a Dio e, attraverso il Suo Amore e il Suo invito, donato a me. Dare spazio e tempo alla lettura della Parola di Dio è stato un aiuto importante per riprendere le giuste misure su ciò che sto vivendo, per dare i giusti pesi, per tenere ciò che buono e trovare sostegno in ciò che mi preoccupa, per prendere un respiro e capire quanto è facile soffocare i doni che ricevi se non sai dar loro valore, se non hai il palato affinato per saperli gustare.
È stato un "laboratorio" utile a pormi di fronte alla lettura della Parola in modo consapevole: non solo nell'apprendere il contesto della lettura o il significato e i riferimenti biblici della Parola approfondita, ma soprattutto nel ricercare le indicazioni concrete che la Parola offre a me oggi. Lo chiamo "laboratorio" perché è stato un esercizio di volontà, di ascolto e di ricerca impegnativo, ma accompagnato e supportato dall'aiuto di una correzione fraterna che mi ha guidato a non cercare "scorciatoie", ma solo l'indicazione vera e concreta presente nella Parola a me donata.
Chiedermi qual è l'azione concreta, il comportamento, il modo di agire che il Signore mi suggerisce nella lettura della Bibbia è stato fare esperienza di un pensiero che non è il mio, lasciare spazio al Cristo che parla in me, a parole e intenzioni che non vengono dalla riflessione o dall'esame razionale e ordinato dei miei sentimenti o delle mie azioni, ma dalla carezza e dalla sapienza di vita di un Dio che ha a cuore la mia gioia e il mio bene.
L'aiuto e la guida sono venuti anche dalla ricchezza della condivisione con altre persone, diverse per provenienza, età ed esperienza. Fare dono anche ad altri del frutto personale ricevuto dalla Parola e del modo in cui la Parola ha operato in ciascuno è stata una sorpresa e un'ulteriore insegnamento sul modo speciale, delicato e amorevole con cui il Signore parla ad ognuno attraverso i segni e i doni che gli ha lasciato lungo il cammino, nella sua storia personale. La barriera della timidezza è sparita subito, come solo la Parola che unisce nel Suo nome sa fare, e ha lasciato la libertà e la bellezza di poter parlare di sé anche tra sconosciuti e fratelli.