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Cammino per il centro di Padova diretta ad incontrare un sacerdote per organizzare un incontro. Come spesso mi capita, mi perdo nei miei pensieri, almeno che non ascolti musica o qualche podcast. Stamattina mi tormentava un pensiero ricorrente in questo tempo: come mai non riesco più a scrivere nel mio diario come qualche mese fa? Ero solita trovarmi a scrivere a fine serata o in qualche momento non tanto quello che ho vissuto ma quanto piuttosto ciò che ha dato senso e significato. Per anni è stato fondamentale per crescere un passo dopo l’altro. Serve a me per fissare, fare memoria, valorizzare ciò che mi viene donato e ciò che vivo di bello e di buono anche nel mio agire e nelle relazioni. Non grandi poemi, né romanzi, ma uno screenshot quotidiano. Sono consapevole che in questi ultimi mesi, ci sono stati diversi cambiamenti: ho cambiato posto di lavoro, ho ricevuto un nuovo incarico e sto verificando alcune relazioni. Quindi deduco che l’assenza dello scrivere sia legato a qualcosa di ben più profondo.

Dopo l’incontro, mi fermo in libreria alla ricerca di qualche testo di riflessione per delle attività. Il mio occhio cade su un libro intitolato “Perché leggere?”. Leggo la presentazione e sento che mi prende. Mi piace leggere, tuttavia le prime frasi del libro mettono in relazione la lettura con la scrittura. Torno a casa e dopo pranzo, avendo tempo libero, inizio ad avventurarmi in quel libro appena preso. Una cosa mi colpisce: leggere è un’arte, come anche scrivere. Per leggere è necessario predisporsi a comprendere ciò che lo scrittore voleva dire e trasmettere. Scrivere richiede la capacità di comunicare ciò che si pensa, si vive e si crede, facendo attenzione alle parole, al tono, alla punteggiatura... Si scrive per dire qualcosa di sé all’altro, per far vivere qualcosa all’altro, per incontrare l’altro, qualunque sia il punto di partenza dello scrittore.

E qui mi sono fermata. Alzo la testa e vedo un libretto di nome “Dall’alba al tramonto” sul tavolino. Rileggo il vangelo di oggi. Gesù che predica e guarisce. Parole che ricolmano vuoti e ferite, parole eterne, intrise di amore e di perdono. Parole che sanno colmare spazi di silenzio e di incompletezza. Parole che sanno mettere balsamo alla fragilità. Parole che sanno rimettere in piedi chi ha bisogno di speranza.

Credo che Gesù oggi sia stato abbastanza esplicito con me. La Sua Parola non passerà mai; dura per tutti i secoli. E anche oggi ha voluto dirmi qualcosa. Ha messo balsamo a quella mia ferita ed ha rinvigorito il mio passo. E’ nell’incontro che si può essere feriti, ma soprattutto è nell’incontro che si può essere guariti. Senza l’altro, non c’è incontro.

Tags: fede, incontro con Cristo

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